Mano con sfera riflettente, Escher, 1935
Escher si ispirò al ricordo di famose opere di maestri del passato (come Van Eyck, Petrus Christus, Parmigianino) in cui lo specchio convesso è elemento chiave della rappresentazione.
L'artista olandese imposta la composizione in modo che lo spettatore finisca per sentirsi nella stessa posizione in cui si trovava l'artista mentre ritraeva; egli inoltre, gioca sull'ambiguità della mano a sostegno della sfera per far si che l'osservatore si identifichi con l'autore stesso, rendendolo partecipe dell'immagine della sua realtà.